GIOCHI E SPETTACOLI

A Roma, come anche nelle province romane, la maggior parte delle attività teatrali e anfiteatrali si svolgevano nel corso delle feste a carattere religioso e, raramente, anche in occasione di vittorie militari, di consacrazione di pubblici edifici o per i funerali di importanti personalità.

I Romani erano soliti dedicare alle diverse divinità alcun giorni fissi dell’anno, durante i quali organizzavano, oltre che le celebrazioni di rito, anche degli spettacoli, chiamati "ludi". Tra questi sono da citare i "ludi Romani", celebrati in Settembre, in onore di Giove Ottimo Massimo.

I Romani cominciarono a costruire veri e propri edifici teatrali e anfiteatrali in muratura, solo intorno al 30 a. C., prima di questa data, le strutture che ospitavano gli spettacoli erano in legno, quindi provvisorie.

 

Il teatro romano si presenta come un edificio a pianta semicircolare, costruito su di un terreno pianeggiante, in qualche caso appoggiato su un declivio (proprio come a Carsulae), è chiuso da mura perimetrali di uguale altezza che collegano la "cavea" (le gradinate per gli spettatori) con la scena, dinanzi alla quale si apre il palcoscenico, il "pulpitum". Questa forma "chiusa" rendeva possibile anche la copertura dell’intero edificio con un "velarium", per riparare gli spettatori.

All’interno di queste strutture venivano rappresentati i "fescennini" (il termine deriva dal nome della città falisca di Fescennium, al confine fra Etruria e Lazio), dove era consuetudine dei contadini festeggiare l’abbondanza dei raccolti abbandonandosi allo scambio di versi vivaci e sboccati dal valore apotropaico.

Un altro genere di rappresentazione teatrale era quella delle " fabulae Atellanae" , nelle quali compare, per la prima volta, un’impostazione scenica molto più caratterizzata e definita rispetto a quella precedente. L’etimologia indica una chiara derivazione dalla città campana di Atella, fra Capua e Napoli. Erano improvvisazioni di breve durata e di contenuto farsesco, animate dalla presenza di personaggi fissi con proprie maschere e propri costumi caratteristici: il vecchio ridicolo, il tipo dell’idiota maltrattato, il gobbo imbroglione, il maleducato e il servo astuto.

Il "mimo" era un’azione drammatica di breve durata, di carattere macchiettistico e di derivazione greca, particolarmente diffuso presso i Siracusani e i Tarantini.

   "Panem et circenses"...Questi erano gli elementi che rendevano possibili e graditi i "ludi Circenses", i quali avvenivano esclusivamente negli anfiteatri. Essi comprendevano corse di bighe, venationes ( scene di caccia impreziosite dalla presenza di animali feroci reali, quasi sempre provenienti dalle province del continente africano) , esecuzioni ad bestias dei condannati e tra tutti i più richiesti, i "munera Gladiatoria".

Oltre ai "munera Gladiatoria", si tenevano anche altre gare, quali per esempio, i "ludi Troiani", un’attività di tipo equestre, riservata solo ai figli dei nobili, in quanto non pericolosa. Poi vi erano i "ludi Teatrali", con rappresentazioni mitologiche e riproduzioni di scene di battaglie celebri per la storia di Roma e infine le "Naumachie", combattimenti navali, per l’attuazione dei quali venivano utilizzati degli appositi impianti idrici in grado di riempire di acqua un bacino artificiale costruito all’interno dell’anfiteatro. L’organizzazione dei giochi gladiatori si diffuse in tutte le città romane, perché per i politici, loro finanziatori, erano un importante strumento di propaganda e popolarità.

Le parti essenziali che lo compongono sono tre: le gradinate, dove prendono posto gli spettatori, l’arena,dove si esibiscono i contendenti e le quinte, ricavate nei sotterranei o sistemate in strutture limitrofe all’anfiteatro.

 

 
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