DALL’ ETA’ REPUBBLICANA AL DECLINO

 Ascritta alla tribù Clustumina, Carsulae fu compresa nella VI Regio augustea.
La città arrivò certamente al benessere durante l’Impero e, nel periodo di Augusto e dei Flavii, ebbe il suo assetto urbanistico, con il completamento degli edifici pubblici. Vari ritrovamenti testimoniano una particolare devozione della città alla stirpe giulio-claudia e una notevole vitalità fino all’età di Traiano. Una dedica a Cornelia Salonina (moglie dell’imperatore Gallieno) e due basi in onore degli imperatori Licinio Valeriano e Licinio Egnazio Galerio, si prestano ad almeno tre diverse interpretazioni:

  • si tratta forse di un tentativo di Gallieno di dare lustro all’istituto imperiale?
  • sono omaggi della città verso chi si pensava potesse dare tranquillità alla regione colpita dalla morte di Vibio Trebonieo Gallo (legato all’Umbria)?
  • Gallieno, che aveva certamente una proprietà presso Otricoli, aveva forse un possedimento anche in territorio carsulano?
A partire dalla fine del III secolo d. C. nessuna fonte, documentaria o monumentale, parla più di Carsulae. Sappiamo però che in base alla riforma dioclezianea la città faceva parte della regione Tuscia et Umbria.
Il processo di decadimento si accelerò senz’altro quando si cominciò a preferire il percorso cosiddetto "orientale" della Via Flaminia, ma la distruzione di Carsulae è legata ad un episodio repentino e violento: più che un’invasione di barbari, si trattò certamente di un sisma, come peraltro testimoniato dall’evidenza degli scavi.
Esiste l’attestazione di un’attività sviluppatasi in età longobarda, quando un eburarius avrebbe alloggiato la sua officina in uno dei fornici del teatro.
La città fu poi saccheggiata in età medievale e moderna: divenne una comoda, grande cava di marmo e di pietra, dove era possibile reperire già squadrati materiali di ogni tipo.

 

 
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